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Cella n. 10

Cella del Venerabile Bernardo Maria Clausi

Biblioteca

LA BIBLIOTECA

Cappella

L'ANTICO CORO

Atrio

L'ATRIO SUPERIORE

Slide item 6

LA CELLA DEL SANTO

Area Conventuale

Il Convento avvolge il Santuario con linee semplici e con i suoi due bracci sembra voglia dire che questa è la casa del Santo della Carità.

La parte più antica, che la facciata nasconde, è il braccio di fronte alla Cucchiarella.

Quello che si vede sul lato destro, lungo il viale, fu costruito agli inizi del XVII secolo.

Il braccio di sinistra è la foresteria. E’ una costruzione a due piani molto ardita, poiché crea un ponte che sovrasta il fiume e si estende poi al di là dell’altra riva. Una parte di questo edificio risale alla seconda metà del XVII secolo, mentre la Scuola Apostolica dei Fratini Minimi è stata edificata nel 1932.

Nella maggior parte dei luoghi dell’area conventuale vige la clausura e pertanto non è possibile accedervi.

Il Chiostro Superiore

Incorniciato in un arco in fondo ad uno dei bracci del corridoio si trova un affresco a grandezza poco più grande del naturale, raffigurante san Francesco, a figura intera, che porta l’indice della mano destra alle labbra, quasi a voler raccomandare il silenzio.

Lungo il corridoio, si collocano le cellette dell'antico convento costruito dal Santo per i frati, la Pinacoteca e la statua di San Francesco con l'agnellino Martinello, opera dello scultore Osvaldo Iorio.

Il coro superiore

Di fronte al balcone c'è il portale in pietra, che immette nel Coro superiore, occupato in gran parte dall'ampio coro ligneo, datato 1658.

Vi si conserva anche la bellissima tavola della Madonna in trono col Bambino, databile ai primi del Cinquecento, opera di un seguace di Antonello da Messina, probabilmente Antonello da Saliba.

Piccolo particolare: nella parte interna del bracciolo del primo stallo inferiore si trova scolpito il nome dello studente Giuseppe Perrimezzi, che diventerà poi uno dei più illustri membri dell'Ordine e Vescovo di Oppido Mamertina.

clausiIl corridoio dei padri

Il soffitto ligneo del corridoio dei padri è dipinto sfarzosamente, con scene del Vecchio Testamento e decorazione floreali. I dipinti, dovuti ad un Frate dell'Ordine, sono 16 e ciascuno di questi, tranne il primo, è preceduto da un Angelo e da un motto.

Al di sopra di ogni cella c'è il ritratto di uno dei membri più illustri dell'Ordine con la relativa iscrizione a caratteri ben visibili tra una porta e l'altra.

La cella segnata al n. 10 è quella che fu occupata dal venerabile Bernardo Maria Clausi da S. Sisto, che vi morì nel 1849.

bibliotecaL'antica Biblioteca

In fondo al corridoio dei padri si accede alla Biblioteca, la cui porta si trova in mezzo a due grandi figure: quella di S. Agostino e quella di S. Giovanni Crisostomo, che rappresentano la patristica latina e greca. Su di essa si legge la data: A.D. 1779.

La Biblioteca è formata da un vasto ambiente quadrato, di m. l0 per lato, che riceve luce da due ampie balconate con ringhiera barocca in ferro battuto.

Nella volta si trova l'affresco, eseguito nel 1781 da Genesio Gualtieri, rappresentante l'incontro della Regina di Saba con Salomone.

Le quattro pareti sono interamente occupate dall'artistica scaffalatura in legno di noce intagliato e dorato, della lunghezza di m. 38 e dell'altezza di 5,50, eseguita da Giuseppe Bava, come si rileva dall'iscrizione che è sullo scaffale, che conserva i manoscritti e le opere rare: "M. (Magister) IOSEPH BAVA A. D. 1778".

E' un lavoro magnifico e rappresenta l'unico esemplare del genere rimasto in Calabria.

In questa sezione della Biblioteca sono conservanti gli incunaboli, le cinquecentine e buona parte dei libri antecedenti al 1850. Sui libri è collocato il ritratto del P. Bonaventura Barbieri, fondatore della Libreria. Per informazioni su questi volumi, catalogati sul sistema bibliotecario nazionale, si può consultare il sito della fondazione:

http://www.fondazionesanfrancescodipaola.it/biblioteca/

coroanticoL'antico Coro

Dell'antica costruzione del Coro Alto, ciò che è pervenuto fino a noi è il trittico fatto dipingere da san Francesco, con la Madonna, san Giovanni e san Paolo, primo eremita. Quest'ultimo, successivamente, è stato sostituito dall'immagine del Paolano.

 

 

 atriosupL'atrio superiore

L'atrio superiore del prospetto è formato da un ampio vano quadrato, sorretto da 12 colonne monolitiche con fusto liscio in pietra locale con capitelli corinzi.

Le due arcate della parete che dà sull'Isca sono state chiuse per proteggere il locale dalle correnti, anche se se ne vede la sagoma dalla parte esterna.

La grande balconata della facciata, chiusa da ampie vetrate, permette una magnifica visuale fino alla marina di Paola.

Nell'atrio sono state collocate le due Statue marmoree di san Francesco e di san Michele Arcangelo.

La foresteria

Sul lato sinistro del Santuario sorge, su due piani, la foresteria. Originariamente vi si accedeva dalla sala ora adibita alle candele votive. Il fabbricato, come si evince dal bulino realizzato nel 1704 da Pierre Mortier, fu realizzato nei primi decenni del XVIII sec. e nella parte centrale si sviluppa sull'antico ponte di accesso.

cellaLa Cella del Santo

Nell’area claustrale si trova la cella del Santo, che è la terza dimora utilizzata nel Santuario da san Francesco. La prima, risalente al 1435 circa, è la cavità in cui il giovane eremita si ritirò, in prossimità di un antico ponte medievale, oggi noto come "ponte del diavolo". A motivo della gente che vi transitava, scese più a valle e scavò nella roccia una grotta che sarà per molti decenni la sua nuova casa. Dopo il 1467, a conclusione della visita apostolica, iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa e dell'annesso eremo.

La cella, fu utilizzata dal Santo sino alla sua partenza per la Francia (1483).

Di dimensioni molto ridotte, si trova unita al coro, dove il Santo trascorreva molte ore della notte.

Dopo la sua canonizzazione, avvenuta nel 1519, la cella è stata trasformata in cappella.

All’interno, oltre ad una tela ottocentesca che raffigura San Francesco in estasi, alle pareti vi sono affrescate le rappresentazioni di altri due miracoli. Il primo riproduce san Francesco che tiene nelle mani, senza bruciarsi, i tizzoni ardenti al cospetto del visitatore apostolico, mons. Baldassarre De Gutrossis, e del canonico Don Carlo Pirro, in rappresentanza dell'Arcivescovo di Cosenza.

Il secondo affresco rievoca il miracolo della risurrezione del nipote, Nicola, deceduto a seguito di una malattia. Brigida Martolilla aveva negato al figlio il permesso di entrare a far parte della congregazione eremitica fondata dal fratello. Dopo le esequie del giovane, Francesco disse alla sorella: “Se tuo figlio ritornasse in vita, benediresti il suo proposito di indossare l’abito religioso?”. Brigida, in lacrime, annuì, seppur convinta che la sua benedizione fosse ormai tardiva. Invece, senza perdere tempo, Francesco fece portare la salma del giovane proprio nella sua cella, e, dopo aver trascorso tutta la notte in orazione, al mattino lo presentò alla sorella, redivivo e con l’abito religioso addosso.