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La facciata

LA FACCIATA

Cappella San Nicola

LA CAPPELLA DI SAN NICOLA SAGGIO

Portale

IL PORTALE

Portale della basilica in stile gotico costruito ai tempi di san Francesco

Macigno

IL MACIGNO

Grossa pietra trasportata fino alla basilica da un malato, miracolato da san Francesco.

Sacrestia

LA SACRESTIA

Sacrestia arredata con mobili in legno finemente lavorati dal maestro Francesco Minervino di Paola nel 1914.

Cappella

LA CAPPELLA

Cappella dove si conservano le reliquie del Santo

lampada

LAMPADA DEL VOTO

Lampada votiva alimentata dall’olio offerto dai comuni della Calabria.

  1. La storia: il Santo all'opera
  2. Le vicende della Basilica nei secoli
  3. La Basilica oggi
  4. Reliquie del Santo

Dal “primitivo Oratorio” alla realizzazione della Chiesa di san Francesco d’Assisi. 

costruzioneIl Santuario di san Francesco di Paola ha una lunga storia, che affonda le sue radici nel lontano secolo XV, attorno agli anni 1435-1452. Quando si cominciarono ad aggregare i primi seguaci, Francesco maturò l’idea di realizzare una piccola chiesa, tipica di ogni romitorio, come luogo di preghiera per gli eremiti e per i fedeli che vi giungevano. 

Il “primitivo oratorio” oggi fa parte dei sotterranei del convento e si accede ad esso da una piccola scalinata in prossimità del chiostro. Fu costruito circa nel 1436 sulla sponda sinistra del fiume Isca, distante approssimativamente 60 metri dalla sua grotta. Si tratta di un oratorio molto piccolo, lungo m. 12,60 e largo 4,30, formato da un antro rettangolare, con volta a botte, tramezzato da due archi rudimentali a tutto sesto. Sulla parete che dà sull'Isca si aprono tre finestrelle rettangolari. Nel fondo c’è un semplicissimo altare. L’antico romitorio è dotato solo dell’essenziale, senza alcuna pretesa artistica, ma dall’alto valore spirituale, oltre che storico. Questa cappella così spoglia, realizzata grazie al generoso sostegno dei genitori di san Francesco, può essere considerato luogo di gestazione dell’Ordine dei Minimi. Voleva essere semplicemente uno spazio di raccoglimento che avrebbe dovuto favorire l’ascesi dei frati, al riparo da ogni altra distrazione. 

Di fianco, seguendo un cunicolo molto stretto, si accede alle tre cellette che il Santo aggiunse per accogliere i primi seguaci. La prima celletta è rettangolare (m. 5,30 per 2,20); la cella contigua è molto irregolare; la terza, detta “Antro della Penitenza”, è tutta nel tufo, rettangolare (m. 5,30 per 1,60), ed è molto umida, perché le pareti trasudano acqua che scorre lungo i margini del pavimento.

Questo complesso che costituisce l’antico Romitorio è stato riportato alla luce solo in tempi recenti e in modo molto misterioso. 

Difatti, nel 1929, il solaio della cucina soprastante sprofondò, coinvolgendo nelle macerie un giovane chierico. Lo soccorse un Frate – si ritiene fosse san Francesco di Paola stesso -, che lo prese per mano e lo portò dinanzi ad una porta, alla quale bussò con un sasso, ancora conservato in una delle cellette. Dai saggi, condotti attraverso quella porta, si giunse alla scoperta dei ruderi del primitivo romitorio, che era stato ingombrato da materiale diverso fin dall’occupazione francese del 1809. 

Riprendendo le fila del discorso, trascorsi i primi anni di stretto eremitaggio nell’antico romitorio, il numero di seguaci del Paolano cominciò a crescere e il “primitivo oratorio” si rivelò insufficiente. Così, intorno al 1452, Francesco mise mano alla costruzione della Chiesa. In base a testimonianze coeve, pare che l’idea iniziale fosse quella di realizzare una struttura piccola e dalle forme anguste. Tuttavia, a seguito dell’apparizione di un Frate (il Santo d'Assisi, secondo l'interpretazione più diffusa), che suggerì di allargare il perimetro della Chiesa perché sarebbe destinata ad accogliere un numero sempre crescente di fedeli, Francesco modificò il progetto, ne ampliò il perimetro e lo realizzò in poco tempo grazie alla Provvidenza e alla generosità di alcuni gentiluomini cosentini. 

Questa Chiesa, che fu intitolata a san Francesco d’Assisi, corrisponde approssimativamente all’area che comprende l’attuale Cappella del Santo, il coro e la sacrestia. L’ingresso era probabilmente sulla parete dove ora è ospitato il mausoleo del principe Salvatore Spinelli. 

 

La Basilica di Santa Maria degli Angeli

Con l’ulteriore aumento del numero di religiosi che volevano aderire alla proposta penitenziale di san Francesco di Paola e delle persone che accorrevano dall’umile Frate per ottenere preghiere e guarigioni, la Chiesa fu ingrandita. I lavori si protrassero dal 1469 al 1474 e grazie ad essi fu aggiunta una larga navata, con doppia volta a crociera, in senso trasversale rispetto alla primitiva chiesa, ed una navata minore a destra. L’ingresso fu spostato e fu creato quello attuale.  fornace

San Francesco partecipò attivamente ai lavori di ampliamento della Chiesa, dedicandosi ad essi instancabilmente e prodigiosamente affinché tutto fosse fatto bene e senza arrecar danno ad alcuno.

La maggior parte dei prodigi testimoniati nei processi per la beatificazione e canonizzazione del Santo risalgono proprio a questi lavori, a cominciare dai miracoli compiuti nella fornace, per finire all’immobilizzazione prodigiosa delle pietre del miracolo. 

Non solo Francesco si occupò con ogni forza e ogni premura alla realizzazione della nuova Chiesa, ma volle che ci fosse il contributo di tutti quelli che si recavano da lui. Sono numerosi gli episodi che vedono i fedeli, uomini e donne di ogni estrazione sociale, trasportare pietre o travi verso il convento. Le cronache ci parlano di donne vestite di seta, di malati che ottengono la guarigione, di amici fidati che contribuiscono alla realizzazione dei lavori. Ci raccontano anche di grandi benefattori, quali Giacomo di Tarsia, barone di Belmonte, Simone Alimena di Montalto e Ferrante, re di Napoli, che si accollarono molte delle spese sostenute per la costruzione della Chiesa e del convento. 

La Chiesa, così ingrandita, fu intitolata a Santa Maria degli Angeli, mentre la primitiva cappella, diventata nave minore, rimase dedicata a San Francesco d’Assisi. Il legame con il Santo d’Assisi rimase molto evidente anche in occasione dei nuovi lavori, intanto perché la chiesa ricorda molto da vicino la Porziuncola, poi perché – proprio come la Porziuncola – fu dedicata alla Madonna e infine perché, come san Francesco d’Assisi, anche san Francesco di Paola chiese e ottenne nel 1476 che in occasione della Dedicazione si potesse lucrare l’indulgenza, che – ancora una volta come era accaduto per la Porziuncola – fu concessa nel giorno della festa dell’Assunzione. 

 

La devastazione dei Turchi

Dopo la morte di san Francesco di Paola, la Chiesa subì ulteriori ritocchi e modifiche. La prima fu indispensabile per via dell’assalto subito nel 1555 per mano del feroce pirata Dragut. Questi, alla guida dell’armata turca, era sbarcato all’inizio del mese di luglio a Capo Vaticano con il compito di depredare l’Italia meridionale. Salendo, e lasciandosi alle spalle ogni sorta di devastazione, i corsari ottomani approdarono anche a Paola e, nonostante una tenace opposizione da parte della popolazione, riuscirono a penetrare nell’abitato e a mettere a fuoco e fiamme la cittadina. Infine, dopo aver attaccato il Castello, salirono fin su al Convento dei Minimi riuscendo a depredarlo e a danneggiarlo, ma non a distruggerlo.

I lavori di riparazione iniziarono subito e furono portati a termine anche grazie alle generose donazioni di Isabella Toledo, vedova di Giovan Battista Spinelli, signore di Fuscaldo e duca di Castrovillari, che risiedeva nel Castello di Paola e che si salvò incredibilmente dall’assalto dei Turchi fuggendo a Montalto. Grazie ai suoi contributi e a quelli dei pellegrini e dei Paolani, i restauri si conclusero nel 1567. 

 

La veste barocca

Il primo consistente intervento al complesso avvenne nel XVII secolo, per via dell’ampliamento della Famiglia Minima. L’interno della Chiesa fu rifatto in stile barocco e tutta la volta fu appesantita da stucchi; molte altre opere d’arte furono realizzate per dare alla Chiesa un’immagine di magnificenza. Nel secolo successivo continuarono i lavori di ampliamento per dare più spazio all’area conventuale, all’infermeria e alla biblioteca. 

 

Chiesa e politica: la soppressione degli Ordini monastici 

Con l’inizio del XIX, molte vicende di varia natura ebbero effetti negativi sulla Chiesa e sul convento, primo fra tutti la conquista del Mezzogiorno da parte dei Francesi, durata dal 1806 al 1815. Appena salito al trono del Regno di Napoli, Giuseppe Bonaparte volle iniziare un processo eversivo per dare allo Stato una veste più borghese. In questa direzione, attraverso l’emanazione di alcuni decreti, diede inizio alla soppressione dei conventi degli ordini religiosi, visti come un’inutile sovrastruttura della Chiesa. A causa di questi provvedimenti, i Minimi furono costretti ad abbandonare Chiesa e convento, che rimasero trascurati, mentre i beni furono confiscati e in parte venduti all’asta a privati.

Alla caduta di Napoleone, la dinastia borbonica ritornò a regnare nel Mezzogiorno e fra i primi provvedimenti di Ferdinando I vi fu quello che decretò la riapertura del Protoconvento di Paola e la restituzione alla Chiesa dei beni confiscati. Tuttavia, la famiglia Minima si era drammaticamente ridotta e cominciò a riprendersi soltanto negli anni ’30, grazie all’arrivo di chierici da Roma e dalla Spagna. Negli stessi anni cominciarono i lavori di restaurazione della Chiesa e del Convento. 

Quando sembrava che la Comunità Minima di Paola avesse ripreso pieno vigore, intervenne un nuovo decreto del governo dello Stato italiano, da poco unificato, che prevedeva nuovamente la soppressione degli Ordini Religiosi. I Frati furono allontanati – tranne un custode - e il Convento fu adibito in parte a caserma e in parte a convitto. 

 

La rinascita

Dopo lunghi anni di abbandono del Protoconvento, nel 1901 padre Agostino Donadio, postulatore generale dell’Ordine, riuscì a stipulare una convenzione con il Comune di Paola, grazie alla quale tutta la struttura fu concessa ai Frati in enfiteusi per 90 anni, dietro pagamento di un canone annuo. Da allora ricominciarono i lavori per restituire decoro alla Chiesa, che furono ultimati in occasione del IV centenario dalla morte di San Francesco di Paola. 

Nel 1921, la S. Congregazione dei Riti decretò che la Chiesa fosse elevata a Basilica Minore, avvenimento straordinario che però fu solennemente promulgato soltanto nel 1928, tra magnifici festeggiamenti. 

Frattanto la Famiglia Minima si era ingrandita in maniera considerevole e così fu necessario ampliare il Convento. Il 14 luglio del 1930 fu posata la prima pietra del nuovo edificio del Collegio per gli aspiranti della Provincia Calabra dei Minimi, al di là del fiume Isca; nel 1937 fu creato un dormitorio per i Fratelli laici e nel 1956 fu sopraelevato il Collegio per via dell’ulteriore incremento dei Probandi. 

Negli anni ’60 si resero particolarmente urgenti dei lavori di restauro. Infatti, si potevano notare delle gravi lesioni nelle strutture murarie, causate dall’appesantimento degli stucchi barocchi che erano stati aggiunti nel Settecento. Una volta rimosse queste pesanti soprastrutture, riemersero le linee originali quattrocentesche. Così i Frati avviarono lunghi e impegnativi lavori di ripristino che si conclusero negli anni ’90. 

 

facciataLa Facciata
La facciata è stata completata soltanto sul finire del ‘600. È alta m. 24, larga m. 12 ed è tutta in pietra locale. Il piano inferiore, di stile dorico, è unito a quello superiore, di stile corinzio, da una balconata. La struttura termina con un fastigio in cui troneggiano la statua del Santo di Paola, lo stemma dell'Ordine dei Minimi e la Croce.

 

 

cellasnicolaLa Cappella di San Nicola Saggio

La cappella che ospita le reliquie di san Nicola Saggio da Longobardi si trova proprio all’ingresso del Santuario, nell’atrio antistante la chiesa. La cella originariamente ospitò l’Oblato minimo, che nella seconda metà del'600 svolgeva le mansioni di portinaio del convento.

 

 

portalebasIl portale
Il portale è di stile gotico. Oltre al grande valore artistico, ha anche un enorme valore spirituale. Infatti, fu voluto proprio da san Francesco a suggello della sua opera di fondatore.
La parte superiore, incornicia in affresco (sec. XV) una Madonna con ai lati i due Santi di Paola e di Assisi. I due affreschi laterali ricordano due miracoli del Santo. Sulla parete di sinistra, un altro affresco mostra il Santo che protegge i tre rami dell’Ordine da Lui fondati.

 

macignoIl Macigno
Di fianco all'ingresso della Basilica è posta una grossa pietra corrosa dalla secolare devozione dei fedeli, che testimonia uno dei tanti miracoli operati dal Santo. Questa pietra è stata trasportata dal mare fino alla chiesa da un uomo infermo. Nonostante la menomazione, questo fedele obbedì all’invito del buon Frate e, strada facendo, la pietra diventò leggera e la sua gamba guarì.

 

 

sacrestiaLa Sacrestia
Nel 1910 un incendio distrusse i mobili originali della sacrestia, che erano autentiche opere d’arte. A distanza di pochi anni, nel 1914, furono comunque sostituiti da altri mobili in noce massiccio finemente lavorati, opera del maestro Francesco Minervino di Paola.

 

 

 

cappellaLa cappella di San Francesco
La cappella di san Francesco si trova in fondo alla navata laterale della Basilica e corrisponde alla prima piccola chiesa edificata dal Santo.
Di fronte, si scorge immediatamente l’altare centrale, sovrastato da due grandi raffigurazioni pittoriche che rappresentano san Francesco di Paola (a sinistra) e san Francesco d’Assisi (a destra) a figura intera. Sotto l’altare di marmo è collocato un reliquiario d’argento in stile barocco contenente le ossa di san Francesco.
Sulla parete di destra, che originariamente rappresentava la porta di accesso, oggi trova posto il mausoleo di Salvatore Spinelli, marchese di Fuscaldo e signore di Paola, membro della casata nobiliare che collaborò generosamente alla costruzione e al restauro della Chiesa.
Sulla parete a sinistra si trova una nicchia incorniciata di marmi e chiusa da cristallo, sulla quale si legge: Hic asservantur reliquiae quae supsutecorpore et exuviis D. Fracisci Paulani (qui si conservano le reliquie di ciò che resta del corpo e delle spoglie di San Francesco di Paola). Vi sono custoditi: il busto argenteo, che ha incastonato sul petto una scheggia di osso del costato, la copia autentica dei Processi di beatificazione e canonizzazione, la pentola usata dal Santo, la corona del rosario, il dente molare, piccoli frammenti ossei, calze e zoccoli. Sempre sulla stessa parete sono custoditi in teche di cristallo il mantello, lo scapolare con cappuccio e la tunica interna.

 

lampadaLa Lampada del Voto
Davanti alla nicchia delle reliquie, si trova la grande Lampada del Voto, tutta in argento lavorata. Durante la seconda guerra mondiale, il superiore di allora, padre Vincenzo Donnarumma, fece voto di perenne riconoscenza al Santo se avesse risparmiato la Calabria dai bombardamenti. Il voto fu sciolto il 13 ottobre 1947, con l’inaugurazione di questa splendida lampada di argento lavorata, alimentata perennemente dall'olio offerto a turno dalle province della Calabria, rappresentate simbolicamente dalle tre figure muliebri con i relativi stemmi. Queste tre sculture sono state riprodotte dopo che le originali furono trafugate nel 1983, insieme all’urna contenente le ossa del Santo.

Le Ossa
Sotto l’altare principale della cappella di san Francesco è custodita un’urna contenete cinque frammenti ossei scampati alla combustione subita dal corpo del Santo ad opera degli eretici Ugonotti. Queste reliquie vennero trasportate dalla Francia a Paola nel 1935 e furono concesse in occasione del V Centenario della fondazione dell’Ordine. In passato tale reliquiario veniva esposto alla venerazione e al "bacio" dei devoti in occasione della celebrazione annuale dei "13 venerdì" in onore del Santo, tuttora praticata in tutte le Chiese dell'Ordine. Oggi, l’ostensione avviene annualmente nella celebrazione del 2 aprile, durante la quale si commemora il "Pio Transito" del Santo avvenuto in Francia nel 1507.

Il Mantello
Tra gli indumenti del Santo, il mantello è quello più venerato, specialmente dalla gente di mare della nazione italiana, di cui Francesco di Paola è il Santo Patrono, poiché si ritiene, per tradizione, che sia quello utilizzato per attraversare prodigiosamente lo Stretto di Messina.

Scapolare con cappuccio
Lo scapolare con il cappuccio conservato insieme alle altre reliquie ha una grande importanza simbolica, poiché fu il segno distintivo della nuova Congregazione fondata dal Santo. Rappresenta il segno della grazia di Dio che ricopre il Suo consacrato ed insieme "il giogo" che è chiamato a sostenere con gioia e donazione. Il colore marrone di questo indumento, così come quello del Mantello, è quello utilizzato dagli Eremiti come perenne richiamo alla terra, dalla quale l'uomo proviene ed alla quale ritornerà.

La Tunica interna
La tunica interna fu l’indumento che il Santo non tolse mai, né di giorno né di notte. È segno dell'essenzialità e dell'estrema povertà vissuta dall’Eremita di Paola.

Il Dente
Il dente custodito tra le reliquie è il molare che, secondo la tradizione, Francesco si staccò per farne dono alla sorella Brigida nel momento di lasciare la Calabria per recarsi in Francia. Dopo la beatificazione, il dente fu donato dalla stessa Brigida al Convento di Paola.
Si narra ancora che il molare si spaccò al bacio di una nobile signora di facili costumi; tale prodigio ne produsse la conversione.

Le Calze e i Sandali
Francesco riservò l'uso delle calze solo al periodo della tarda maturità. Queste consistevano in fuscelli di lana, più volte rattoppate. Come calzari, usò dei sandali, ovvero dei semplici pezzi di tavola sormontati da una striscia di cuoio.

La Pentola
La tradizione vuole che sia questa la pentola utilizzata in un celebre miracolo.
Incaricato di preparare il pranzo, fra Giovanni da San Lucido pose la pentola sulla cucina dimenticando, però, di accendere il fuoco; il Santo rimediò con il solo segno della Croce: all’istante la minestra di fave fu pronta per essere offerta agli ospiti che stavano aiutando Francesco nell’edificazione del Convento.

Il Libro dei Processi
Il testo che è conservato nell'armadio delle Reliquie è una copia autentica dei Processi di Beatificazione e Canonizzazione del Santo. In esso sono raccolte anche le Suppliche che a questo scopo vennero rivolte al Papa Leone X.
San Francesco di Paola è stato uno dei primi santi ad essere beatificato e canonizzato con regolari Processi Canonici. Fino a non molti anni prima, infatti, i santi venivano proclamati "vox populi" e la Chiesa si limitava a ratificare e a propagare il Culto.

La Corona del Rosario
La Corona di 63 grani custodita nell’armadio delle reliquie è il segno della profonda devozione del Santo verso la Madre di Dio.
Rifiutando per umiltà l'Ordinazione Sacerdotale propostagli dal Papa, Francesco chiese ed ottenne solo la facoltà di poter benedire i Rosari.

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